lunedì 25 ottobre 2010

caso clinico e organizzazione ospedale-territorio

La giornata è iniziata con una situazione un po’ assurda, tra l’adrenalinico e il rassegnato. Arrivate in ospedale ci troviamo (per farla breve, che chi non è medico si annoia) un’emergenza: una gravida portata da una comunità dell’area dispersa con perdita ematica importante. mettiamo la sonda sulla pancia e la diagnosi è presto fatta: placenta previa centrale, anidramnios, bradicardia, 33 settimane. Che fare? Non essendoci il sangue a disposizione bisogna trasferirla, l’ambulanza ci mette mezzora ad arrivare, e 2 ore e mezza per l’ospedale di esmeraldas…..è una sensazione di impotenza che ti fa pensare…”sopravvivrà almeno la mamma? Cosa potremmo fare di più?”. Questa vicenda mi ha fatto capire ancora di più l’importanza del coordinamento tra ospedale e comunità disperse tra fiumi e foresta. E’ necessario che le donne con un fattore di rischio (come quello) vengano identificate e medicalizzate! Tutte le altre possono farsi la loro bella gravidanza nel villaggio, senza venire in ospedale e partorire in casa, alternative non ce ne sono.
Ma almeno un’ecografia! Alla riunione mensile con tutti i responsabili della salute delle varie comunità (che guarda caso era prevista per il giorno stesso) è stato discusso il caso con l’infermiera che seguiva quella gravidanza per capire cosa si sarebbe potuto fare. Facendo un’ecografia, il problema sarebbe stato identificato e la signora sarebbe stata gestita come “alto rischio”.
Trovo che l’organizzazione di questa “rete” stia procedendo molto bene. Se fosse per l’attività in ospedale in sé, direi che non ha poi granchè di diverso da quella che conoscevo già, le dinamiche tra colleghi sono le stessi, gli stessi problemi, anche se con molte più carenze e difficoltà (tipo mandare i parenti della paziente a comprarsi i fili sennò non si può fare il cesareo, perché oggi la farmacia non ce li dà…) però la stessa attività ospedaliera acquista il suo senso quando si capisce che tutte le comunità (circa 300) che si trovano disperse tra fiumi e foresta, senza la formazione che l’ospedale coordina (sovvenzionata dal vicariato) per gli operatori incaricati della salute di questa comunità, sarebbero completamente abbandonate a se stesse, senza alcun controllo e alcun intervento sanitario. Così invece ogni comunità ha un responsabile che si incarica di tutto, seguire le gravide, vaccinare i bambini, curare con le poche medicine che ha le patologie maggiori, ma soprattutto riconoscere le patologie maggiori e indirizzarle all’ospedale.
Ogni mese poi si fa una sorta di summit in cui ogni responsabile esprime i problemi principali che ci sono stati nel mese passato nella propria comunità, se è successo qualcosa di grave, se ci sono nuove necessità, e irene cerca di dare risposte e di sensibilizzare sui problemi principali. Inoltre si organizzano delle visite comunitarie (o recorridos) che conducono un equipe di salute (medico, infermiera o solo infermiera) tra le comunità più lontane, in modo che almeno una volta al mese qualcuno visiti queste persone e porti il materiale necessario. Secondo i piani di irene a novembre dovrei partecipare a uno di questi recorridos, di 4 giorni, è inutile dire che non vedo l’ora!

La giornata è terminata in una festa a sorpresa per il compleanno di due medici dell’ospedale, quelli che rimarranno qui quando il progetto di gemellaggio sarà finito, che coincideva con la festa d’addio dei sei studenti interni che avevano terminato i mesi di rotazione dell’ultimo anno, e che ormai erano parte integrante del personale. Litri di birra, balli, bambini in giro, torta, torta in faccia, risate, saluti commossi, arrivederci, addio, un atmosfera molto molto amichevole e familiare, la cosa che mi ha più divertito è stato vedere come tutti, nessuno escluso, si lancino nelle danze tradizionali in ogni occasione (salsa, merengue, cumbia, ecc) e TUTTI sanno ballare eccezionalmente! Chissà se alla fine di questi due mesi avrò imparato a muovere anche io qualche passo….!




2 commenti:

  1. ero rimasta un pò indietro, ma ho letto e visto tutto, davvero interessante!
    molte situazioni mi ricordano il camerun e non sarà un caso visto che la maggioranza della popolazione ha origini africane!

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  2. esatto, un sacco di volte penso al camerun infatti! la differenza è che qui tutto è al ritmo delle danze latinoamericane e la gente parla spagnolo!! ps: sai che ho conosciuto una ragazza che ha lavorato a mbalmayo e ha conosciuto nicolas?! poi ti scrivo più nel dettaglio! baci!

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